Mario Verdone

per la mostra a Palazzo Pubblico, Siena marzo-aprile 1977

I disegni partigiani erano un geloso ricordo di Piero Sadun, talmente geloso che il pittore li conservava in disparte, e molti dei suoi stessi amici non li conoscevano. Erano il documento di un incubo, di una terribile Apocalisse vissuta e sofferta nella carne, l'unica sopravvivenza della sua ricerca pittorica e grafica nel periodo in cui aveva dovuto fuggire nelle montagne dell'aretino, per salvarsi dai rastrellamenti repubblichini e dal campo di concentramento nazista arruolandosi in una formazione partigiana.
La presenza del Mafai delle Fantasie e degli Interni di caserma, degli Impiccati, dei Bivacchi, ha lasciato in questa cruda e significativa serie forti impronte. Il crepitio bruciante dell'esperienza partigiana, il disegno frettoloso e provvisorio dell'uomo alla macchia, l'aspirazione – limitata in un certo senso – di lasciare soltanto un segno a caldo della passione, del sussulto, e dell'incubo di ore angosciate e penate, gli permettono però di esprimersi con accenti di riacquistata originalità.
Sadun trae dagli episodi quotidiani e dalla forza stravolta di una immaginazione dolorosa e compartecipe visioni di stragi, di lutti, di Apocalissse. Vede cavalli scatenati con morti in sella, uomini senza testa, diavoli dalle lingue di fuoco, adolescenti inermi feriti al costato e fucilati, donne in preda al terrore o al raccapriccio, cani scannati, morti che fanno le corna ai vivi, mucchi di cadaveri, sullo sfondo di case incendiate. Tra i nudi si intravedono uniformi, fez neri e teschi. I corpi hanno ora una fascia-giarrettiera alla gamba, un pugnale alla cintura, una lancia. Diventano uomini-galli, sono al palo, torturatori e torturati. È un gruppo di una cinquantina circa di disegni partigiani, tutti inediti, che vogliamo ricordare perché siano aggiunti a ogni documentazione di quegli anni di lutto e di offesa per l'umanità.
Un album al tempo stesso visionario e autobiografico, un diario di dolore e di sangue, una testimonianza di un uomo della Resistenza, che ora ha raggiunto, tra sofferenze indicibili, quei corpi martoriati. Vittima predestinata del maligno, ancora una volta è stato raggiunto, offeso, infine vinto. All'incubo del nazismo, che Sadun aveva disperato che fosse cancellato per sempre, ha fatto seguito, a distanza, la violenza di un'altra piaga dell'umanità, altrettanto apocalittica.

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